Fango, amore e altre cose normali
San Savino al Luco è un paese della Romagna, lungo il fiume Lamone, ma non cercatelo sulle mappe. Un paese dove, ogni tanto, il tempo si ferma. Qualche anno fa è successo davvero: la gente usciva di casa e, invece di andare al lavoro, seguiva delle voci che venivano dai cortili. Camminando per le vie, le persone ricordavano cose dimenticate, come se i muri parlassero. Qualcuno pianse, qualcuno rise, tutti dissero che avevano ritrovato un pezzo di sé.
Poi, un’altra estate, nel grande palazzo che domina Castelvecchio d’Argine, ci fu una festa ancora più strana: gli amori si scambiavano di stanza, le dee finirono a dormire con i somari e al mattino nessuno sapeva più dove finiva la realtà.
Da allora, a San Savino, se capita qualcosa fuori dal consueto, nessuno si sorprende davvero.
PERSONAGGI
Francesco Broggi
Ventidue anni, figlio di un imprenditore brianzolo molto facoltoso. Cresciuto in un ambiente conservatore senza mai interrogarsi davvero sulle proprie idee. Ha una forma di arroganza timida: sembra sicuro di sé, ma quando qualcosa lo mette a disagio si irrigidisce, si appoggia ai muri, cambia postura. È venuto a Bologna per studiare Economia, più per volere del padre che per interesse personale.
Anna Moreau
Studentessa francese in Erasmus, Parigi o Lione. Famiglia colta e progressista. È osservatrice, pratica, sensibile. Ama l’Italia con serietà e ironia: il cibo, la lingua, la confusione. Ha conosciuto Francesco all’università, lo trova strano, tenero e un po’ fuori epoca. È lei che ha voluto andare in Romagna per aiutare.
Nilde
Cuore operativo di San Savino al Luco. Energia instancabile, tono asciutto, linguaggio rapido. Vive con Marta. Autorità naturale: nessuno discute le sue decisioni, perché lei discute pochissimo e fa molto.
Marta
Ex professoressa di lettere, compagna di Nilde. Elegante senza bisogno di esserlo, calma, ironica. Ha la capacità di smontare qualsiasi tensione con una frase breve e precisa.
Il Sindaco
Pragmatico, baffi importanti, senso dell’umorismo asciutto. Vive con Sandro. In pubblico è misurato, in privato è un uomo dolce e un po’ ansioso.
Sandro
Il macellaio del paese. Tranquillo, solido, affettuoso. È il contrappunto del sindaco, quello che gli sistema la giacca, gli passa il panino, gli tiene la mano anche nel fango.
Don Libero
Parroco teologo di campagna. Dice cose profonde con naturalezza e cose buffe con solennità. Sostiene tutti, a modo suo.
Attilio
Il vecchietto del paese, la mina vagante. Un dolce omofobo svampito, dice frasi assurde, sbaglia i nomi, confonde le situazioni, e per questo rivela verità che non sa di dire. Non cattivo, mai. Candido in modo esplosivo.
Le altre coppie
Due muratori che stanno insieme da una vita. Due vigilesse affiatate. La farmacista e la compagna. Un volontario della protezione civile e il partner che vive a Ravenna. Compaiono nei quadri con poche battute rivelatrici.
ATTO PRIMO – L’ARRIVO
SCENA 1 – La strada verso San Savino
La vespa arriva infangata, targa bolognese. Anna è entusiasta, Francesco fa il brillante ma non ha idea di cosa lo aspetti. Parlano dell’alluvione come di un “momento di solidarietà italiana” da vivere in prima persona. Francesco pensa di poter dare ordini, Anna di poter capire la situazione. È il loro ingresso in un mondo che non conoscono.
SCENA 2 – Il paese in movimento
San Savino è un alveare: carriole, secchi, persone che si salutano mentre lavorano. Nilde e Marta li prendono in consegna senza cerimonie. Il sindaco e Sandro arrivano portando panini e istruzioni. Nessuno spiega nulla sulla composizione affettiva del paese: è normale e basta. Attilio compare, dice due cose a caso, sparisce. Anna osserva tutto, Francesco è travolto.
SCENA 3 – I primi sospetti
Anna nota piccoli dettagli: una mano sulla schiena, un bacio veloce dietro un camion, un modo di parlarsi da coppie. Francesco non vede nulla, forse non vuole vedere. La scena chiude il primo atto con un dubbio che Anna non esprime ancora, e un Francesco convinto di aver “fatto bella figura”.
ATTO SECONDO – I SEGRETI NON SEGRETI
SCENA 1 – La mattina nel fango
Il paese lavora. Anna conferma le sue sensazioni: il modo in cui i muratori discutono, le vigilesse che si scambiano un sorriso complice, Sandro che chiama il sindaco “amore” senza pensarci. Francesco continua a non capire, e comincia a mettersi con la schiena contro i muri ogni volta che due uomini gli si avvicinano.
SCENA 2 – La famosa “questione del muro”
Il comportamento di Francesco diventa evidente. I cittadini se ne accorgono. Prima battute morbide, poi prese in giro bonarie. Anna ride, perché lo trova tenero. Francesco si irrigidisce ancora di più. Attilio interviene dicendo “non temere, ragazzo, qui nessuno ti morde”, peggiorando la situazione.
SCENA 3 – Il racconto del sindaco
Momento serio. Il sindaco e Sandro raccontano ad Anna e Francesco la loro storia: la paura di dirlo, il gesto di coraggio, e la scoperta che il paese già lo sapeva e non gliene importava nulla. È un quadro dolce, senza retorica. Francesco resta spiazzato da questa normalità adulta che lui non ha mai visto.
SCENA 4 – La detonazione di Nilde
Un pompiere passa dietro a Francesco, che si schiaccia contro un pilastro come se dovesse difendersi. Tutti ridono. Nilde prende la situazione in mano, richiama il pompiere con tono autoritario e affettuoso: “Dai, Marco, non fare l’etero! L’hai spaventato!”. È il momento in cui la commedia trova il suo equilibrio. Francesco smette un po’ di difendersi.
ATTO TERZO – LA SERATA FINALE IN FESTA
SCENA 1 – La preparazione
Il paese monta una festa rustica: cappelletti, grigliata, sedie di plastica, catenarie di luci. Anna e Francesco lavorano davvero con tutti, ormai nel flusso. Lui non cerca più muri, lei non osserva più da lontano.
SCENA 2 – La festa del fiume
Tavolate piene, musica, balli improvvisati. Don Libero fa un discorso comico e poetico, parlando dell’amore come della cosa più semplice del mondo. Nilde e Marta commentano Anna e Francesco: “Sono etero, poverini”. “Linguaccia!”. “Anche loro sanno amare.”
SCENA 3 – La partenza
Anna e Francesco annunciano che il giorno dopo torneranno a Bologna. Nilde li saluta con affetto e ironia, Marta li benedice con una carezza di parole. Francesco ammette, per la prima volta, che questo paese gli ha fatto vedere cose che non pensava di capire. Anna gli stringe la mano.
SCENA 4 – Il ponte e la frase finale
All’alba, la vespa riparte. Sul ponte, ancora sporco di fango, Nilde grida la frase che ormai è diventata il cuore della commedia:
«E ricordate: qualunque cosa succeda… non fate gli etero!»
Ride tutto il paese. La luce sale. Sipario.


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